Voga alla Veneta

La voga veneta è indissolubilmente legata alla storia veneta. La tradizione fa risalire al V secolo i primi insediamenti urbani in laguna, a seguito delle invasioni degli Unni e la successiva distruzione dei centri romani di Altino, Aquileia e Padova.
L’isolamento delle lagune costrinse gli abitanti all’alternativa dello spostamento verso il mare, unica via aperta. I terreni ricchi di salso e inadatti alla coltivazione ed una pesca di sussistenza spinsero i veneziani a scegliere il commercio. L’architettura navale dovette in un primo tempo essere importata direttamente dalle province romane, anche se ben presto il particolare ambiente impose quelle forme e quelle tecniche di voga sopravvissute fino ad oggi.
L’assenza allora di un accentuato moto ondoso, i ridotti fondali, velme, barene, ecc. imposero il fondo piatto, senza chiglia, di facile manutenzione che in caso di emergenza permettesse di mettere agevolmente in secco la barca sui litorali sabbiosi. La necessità di poter vedere bene dove ci fosse fondale sufficiente a navigare, costrinse a vogare in piedi in avanti. Da questi primi moduli costruttivi e dal probabile incontro con le tecniche abruzzesi e dalmate prese forma la marineria veneziana maggiore.

Le barche della laguna veneta dunque si distinguono, oltre che per la loro bellezza e varietà, anche per il singolare sistema di voga

La tecnica di voga
La tecnica della voga alla veneta si differenzia da quella più diffusa, seduta, perché il vogatore è in piedi, rivolto in avanti, con i remi appoggiati nei tipici scalmi chiamati fórcole. E’ una tecnica di voga piacevole, perché permette di vedere dove si sta andando, ed anche estremamente efficiente, come è stato recentemente confermato da uno studio sul consumo energetico del vogatore, dal quale è emerso che si possono trasportare tre persone, più lo scafo che pesa mezza tonnellata, con lo stesso dispendio di energie che si ha camminando. Oltre all’efficienza è rimarchevole anche la grande manovrabilità, il gondoliere riesce senza muoversi dalla sua postazione a compiere tutte le manovre tra le quali: partenza, navigazione a vuoto o a pieno carico, virate ad angolo retto, arresto più o meno rapido, ma anche spostamenti laterali, o arretramenti.

Ci sono essenzialmente tre tipi di voga: quello principale con un solo vogatore ed un solo remo che fa sia da propulsore che da timone, quella detta a la valesàna, con un solo vogatore e due remi incrociati e quella a più vogatori che si alternano, in genere in numero pari, sui due lati dell’imbarcazione. In tutti i casi il ruolo principale è di chi sta a poppa.

L’uso di un solo remo – con il conseguente ingombro laterale dimezzato – si è reso indispensabile per la ristrettezza dei canali veneziani. Infatti, durante i frequenti incroci può essere fatto passare sotto le altre barche, o, non essendo bloccato nella scalmiera, tolto e allineato lungo lo scafo. E’ evidente però che una barca sospinta da una parte sola si metta a girare in tondo, perciò si è dovuto creare una particolare tecnica per mantenerla in rotta.

La voga veneta durante la regata storica Riviera fiorita riviera del brenta